18 marzo, Giornata in memoria delle vittime del Covid
Un anno fa restavamo senza parole davanti alle immagini silenziose dei camion dell’esercito, che portavano via i nostri morti, quelli che per primi si erano ritrovati travolti dall’epidemia di covid.
I nostri morti, i morti del nostro territorio, parenti, amici, conoscenti. Persone con un volto, una storia, una famiglia, e speranze di futuro, progetti, sogni, vita.
Oggi, ad un anno di distanza, li ricordiamo con una profonda tristezza e con lo stesso senso di inquietudine di allora.
Perché oggi viviamo ancora una situazione di grande incertezza.
Da lunedì scorso siamo tornati in zona rossa. Come in un eterno gioco dell’oca, la sensazione è quella di dover di nuovo ripartire dal via. Tutto da capo.
Ma questo non è un gioco, perché intanto c’è chi sta male, chi perde il lavoro, chi vive giorni di profonda angoscia, chi si chiude in una terribile solitudine per evitare qualunque rischio, chi è in quarantena e convive con la paura, chi ha una persona amata in ospedale e non può tenergli la mano.
E poi c’è chi muore.
La morte torna ad essere una realtà presente, palpabile, vicinissima.
Ed è strano, perché col pensiero della morte facciamo davvero fatica a convivere. Viviamo in un mondo in cui dalla morte si distoglie continuamente lo sguardo. Si evita accuratamente di pensarci. Si rimuove. Come se la morte fosse una cosa che, tutto sommato, non ci riguarda. E invece basta un attimo per capire che non è così: davanti alla morte siamo piccoli e disarmati.
Allora l’unica nostra grande forza è stringerci gli uni agli altri e ricordare chi ci ha lasciato.
Con questo desiderio abbiamo ricordato oggi le vittime del COVID, quei tanti palazzolesi che ci hanno lasciato. Li abbiamo ricordati con le bandiere a mezz’asta, col suono della sirena, con un pensiero, con una preghiera e con la convinzione che non li dimenticheremo mai.
Redazione di continuiamoinsieme.it